Lazzaro e San Lazzaro nel comune di Motta San Giovanni

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Alcuni dati preliminari

Nel corso di alcuni studi e ricerche relative al territorio di Motta San Giovanni, pubblicavo alcune settimane addietro, grazie al supporto dell’amico Giovanni Benedetto di Lazzaroturistica.it, un importante documento d’archivio emerso proprio nel corso di queste ricerche. Questo documento rilasciato a Roma in data 09 Dicembre 1894 da Sua Altezza Re Umberto I, sancisce a Lazzaro nel Comune di Motta San Giovanni, l'istituzione di un Ufficio di Conciliazione. Dato importante di questo documento è la denominazione di LAZZARO in SAN LAZZARO frazione del Comune di Motta San Giovanni.

DecretoumbertoIIl dato che immediatamente è balzato all’occhio nel corso dell’analisi e dello studio di questo prezioso documento è proprio questo, la denominazione di LAZZARO in SAN LAZZARO. Appare ancora più chiaro, sempre per come scritto sul prezioso atto, che l’indicazione del luogo è univoca, cioè la frazione del Comune di Motta San Giovanni. Ma perché San Lazzaro e non Lazzaro? E poi ancora, nel contesto storico-topografico e toponomastico, quando sarebbe nata la denominazione e quale derivazione avrebbe? Nel corso degli ultimi anni, seppur nella scarsità delle fonti e nella totale frammentarietà della ricerca, numerosi studiosi si sono occupati di dare una risposta che spiegasse l’origine e la derivazione di questa denominazione senza però ancora riuscire a trovare una tesi concordante sotto il profilo delle fonti documentali storiche e toponomastiche, neanche i numerosi atti che attestano la variegata e complessa storia della Fortezza di San Niceto e della sua Baronia durante tutto il Medioevo, parlano mai di Lazzaro. Nel 1770 appare uno dei primi indizi che contiene il termine Lazzaro e a pubblicarlo è lo studioso reggino G. Morisani in una raccolta dal titolo Inscriptiones Reginae dissertationibus inlustratae il quale ci ripota: “in loco vernacule Lazzàro nuncupato”.

Secondo un Decreto datato 25 Novembre 1772 e riportato anche dall’Ambrogio nel corso di una sua pubblicazione, venne soppressa per volere dell’Arcivescovo Monsignor Capobianco, la Chiesa di Santa Caterina presso Motta e venne eretta una nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie presso “la villa di Lazzàro”.

DecretoumbertoI 2Secondo un’altra ipotesi formulata da Padre Russo, il centro abitato di Lazzaro sembrerebbe essere sorto agli inizi del Seicento in uno spazio territoriale compreso tra la sponda destra dell’attuale Fiumara San Vincenzo e l’attuale Fiumara Oliveto anche se questa ipotesi risulta però essere priva di ogni indicazione relativa alle fonti scritte alle quale lo studioso avrebbe attinto.

Un altro studioso reggino che si occupò nel corso delle sue ricerche di identificare l’origine linguistica del toponimo, fu P. Moscato il quale ipotizzò la derivazione Neogreca del termine che indicherebbe un luogo “alberato e arbustato” il che potrebbe anche inquadrarsi con le caratteristiche agricole di questo territorio tra la fine del Settecento e i primi decenni del Novecento.

Una cosa comunque è sicuramente certa relativa all’origine del toponimo: esiste un atto notarile redatto in data 21 Aprile 1798 dal mottese Notaio Francesco Vacalebre nel quale si rileva che la Famiglia Maropati si riservò l’uso esclusivo di una porta fatta appositamente costruire “nel lato della chiesa, che guarda la spiaggia di Ponente e Tramontana”. Infatti è dato ormai ampiamente documentato che nella seconda metà del XVIII secolo, sarebbe sorta proprio presso il centro urbano di Lazzaro, località già documentata dalle fonti, una nuova parrocchia autonoma su un terreno di proprietà della Famiglia Maropati e più specificatamente di Domenico Maropati, fratello di Don Bruno Maropati parroco del tempo. La nuova chiesa sarebbe stata intitolata però non a San Vincenzo Ferreri, parrocchia già esistente la cui chiesa era situata sulla sponda destra della Fiumara San Vincenzo, bensì alla Madonna delle Grazie.

In tempi più recenti l’Arillotta ha ipotizzato che l’origine del toponimo potrebbe essere posta in relazione al fatto che proprio in questa zona, immediatamente a sud di Reggio, in occasione delle frequenti e gravi pestilenze che colpivano ciclicamente la città dello Stretto tra la fine del XVII e il XVIII secolo, fosse posto il lazzaretto per la quarantena e l’isolamento dei sospetti di contagio.

Dati questi che se posti in correlazione tra di loro, documentano che il toponimo Lazzaro (Lazzàro) esisteva già alla fine del XVIII secolo e con il cui termine, si indicava anche la presenza di un piccolo villaggio ubicato proprio tra le sponde della fiumara San Vincenzo e la fiumara Oliveto.

Fin qui un rapido e quanto mai generico excursus sulle fonti di natura storica, frammentarie e non univoche, che ci riportano il termine “Lazzàro”.

Un ruolo a mio avviso sicuramente rilevante per cercare di fare un po’ di chiarezza nel tentativo di procedere in modo più dettagliato e con maggiore rigore scientifico nella ricerca per cercare di identificare quantomeno l’origine del toponimo, è dato dallo studio delle fonti cartografiche e più specificatamente dallo studio della cartografia moderna dal XVI secolo in poi.

Nello studio cartografico relativo a carte del XVI secolo non appare mai indicato né il toponimo Lazzàro né mai la presenza di un villaggio così denominato mentrecalabria ult cosa abbastanza rilevante, appaiono essere ben documentabili, e strano non è, sia la denominazione del Promontorio di Capo dell’Armi sia di Capo Leucopetra entrambi geograficamente di pertinenza del territorio lazzarese. Nel primo caso infatti in una carta allegata ad un’opera di Jacopo Gastaldi dal titolo “Il disegno della geografia moderna de tutta la provincia de l’Italia” pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1562 si legge proprio Capo dell’Arme mentre relativamente al secondo caso, appare unito al primo, in una pittura murale del 1580 relativa alla Calabria Ulterior conservata nella Galleria del Belvedere in Vaticano ed eseguita da Egnazio Danti.

Scorrendo sempre le fonti cartografiche del XVI secolo, esiste un’altra carta che si rivela essere indicativamente molto importante al fine di individuare topograficamente e di conseguenza dal punto di vista toponomastico l’origine di Lazzàro. Si tratta di una carta del 1589 realizzata da Natale da Sebenico nella quale appare ben evidenziato Capo Leocopetra ma ancora una volta non compare il topos Lazzàro.

Una caratteristica assolutamente rilevante e peculiare nello studio della documentazione cartografica che appare subito chiara, è che in tutte le carte del XVII secolo al pari di quelle del XVIII, non appare mai identificato Lazzàro mentre appare costantemente riportato Capo dell’Armi, sicuramente un caposaldo che dovette rivestire un ruolo particolarmente importante da continuare a essere ben localizzato anche nei secoli successivi.

Sotto il profilo storico-cartografico, come hanno già fatto Alessandro Bruno e Adele Coscarella nel corso di alcuni studi relativi al territorio mottese, occorre sottolineare un altro dato ancora maggiormente importante e significativo: neanche la cartografia settecentesca e nello specifico tutte quelle carte elaborate e strutturate anche dopo il sisma del 1783 che risultano essere particolarmente minuziose e ricche di dettagli, riportano una località spaziale o un paese denominato Lazzaro. Da ciò quindi, appare chiaro ed evidente che occorre indirizzare la ricerca verso la cartografia moderna ottocentesca e che quindi il toponimo risulta essere certamente nato e affermato nel corso proprio negli ultimi anni del settecento e nei primi anni dell’ottocento. In supporto a questa tesi ci viene incontro una carta, e sembra essere fino al momento la prima e unica, risalente al 1856, la Pianta della Provincia di Calabria Ulteriore Prima, che in una carta allegata alla seconda edizione dell’Atlante Corografico del Regno delle Due Sicilie di Gabriello de Sanctis riporta, nella ricchezza dei dettagli e nella minuziosa indicazione delle località, il termine Lazzàro.

Tale Atlante Corografico risulta essere anche utile e importante poiché ci fornisce un dato in più: dallo studio di questa carta a esso allegata si comprende bene come le zone costiere nel corso dell’ottocento erano maggiormente popolate rispetto ai centri d’altura che iniziavano ad avviarsi verso il lento fenomeno dello spopolamento; fenomeno analogo e presente sul nostro territorio e che caratterizzò le dinamiche sociali e insediative del territorio mottese nel corso del XIX e XX secolo giustificando ampiamente non più la nascita di un villaggio posto sulla marina cosa ampiamente accertata e documentata dai documenti storici citati in precedenza, ma l’ampliamento e la trasformazione di quel nucleo urbano posto tra la Fiumara San Vincenzo e la Fiumara Oliveto, in un vero e proprio paese, rilevante al punto da essere inserito su questa carta di alta e minuziosa precisione per il tempo storico in cui essa fu pubblicata.

 

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